Segnaliamo questa iniziativa nell'ambito del progetto "Custodi della terra. Resistenze umane e animali nella Valle delle Buri" di cui siamo partner
"Nella parte più profonda del mio essere io sono un custode della terra. Racconterò le antiche storie e canterò i canti sacri. Io appartengo alla terra". Navarro Scott Momaday, Custode della terra (Edizioni Black Coffee, traduzione di Laura Coltelli).
Per il nome del nostro festival di Valle, che si svolgerà nel mese di ottobre, ci siamo ispirati a questo libro di N. Scott Momaday, il più importante fra gli scrittori del Rinascimento dei Nativi Americani. Lo abbiamo scelto perché in questo dialogo di terre a distanza - le sue praterie, la nostra valle - rappresenta quel sentimento che vogliamo coltivare e tramandare, di uguaglianza con tutto il vivente, di amore capace di tenere in sé la gioia e la sofferenza, di comunità solidale dove nessuno è al centro, ma ogni essere è una parte insostituibile del nostro mondo. L'unico che abbiamo. Vogliamo chiamarci i custodi di questo pezzo di Appennino, che unisce paesi, umani, animali, bosco, torrente. E da qui estendere l'abbraccio a chi viene, alle generazioni passate e future.
Quest'estate saremo in giro a parlare del progetto e del festival in vari appuntamenti a partire da stasera a Villa di Baggio. Seguiteci. Diventate custodi di quello che amate.
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