Accrescere la produzione di olio italiano e biologico, salvaguardare biodiversità e tradizioni, creare posti di lavoro. Tutto questo attraverso la possibilità di adottare delle piante di olivo abbandonate.
Questa è l’idea alla base di Ager Oliva, un’azienda giovanile e innovativa nata dall’intuizione di Tommaso Dami, Ana Karen Soto e Cosimo Lunetti.
Tommaso, si può dire che la nascita della vostra azienda affonda le sue radici fino alla tua infanzia.
È vero. La passione per l’agricoltura è nata in me fin da bambino, in effetti. Quando avevo 5 anni la mia famiglia si trasferì qui, nella campagna pistoiese. Nella proprietà avevamo 170 olivi e tante coltivazioni da orto, perciò si può dire che il mondo agricolo mi ha circondando fin dai primi anni di vita.
Finché arriviamo al 2015. Mentre studiavo alla facoltà di Economia all’Università di Firenze e preparavo una tesi sul mercato internazionale dell’olio di oliva, lessi uno studio di Coldiretti in cui si stimavano 30 milioni di olivi abbandonati in Italia, di cui 4 milioni in Toscana. Fu una notizia che mi colpì molto: possibile lasciar andare così tutto quel patrimonio di olio, di biodiversità e di tradizioni?
Poi gli anni passarono. Feci diverse esperienze lavorative fra Italia e estero. Conobbi Ana, laureata come me in economia. E feci la conoscenza di Cosimo, pilota di droni e esperto nella realizzazione di video.
A quel punto era il 2020. Mi tornò in mente quella notizia letta anni prima, mi venne l’intuizione del progetto, la proposi ad Ana e Cosimo. Provammo con dei primi test, con dei video promozionali, senza tante pretese. Eppure, con nostra sorpresa, ebbe un grande successo: in appena una settimana ricevemmo 11 richieste di adozione.
Da lì in poi è stato un crescendo. E così, nel 2021, abbiamo ufficialmente iniziato l’attività di Ager Oliva.
Adottare oliveti abbandonati e da questi produrre olio biologico. Ana, ci puoi raccontare come funziona il vostro progetto?
Tutto parte da quando scopriamo un singolo albero o interi ettari di olivi abbandonati. Possiamo scoprirli noi, oppure ci vengono segnalati da privati o da aziende. Possono essere piante effettivamente abbandonate, ma anche olivi che un proprietario non è in grado di gestire e che quindi decide di affidarne la gestione interamente a noi.
Raccogliamo tutte le informazioni del caso e le carichiamo sul nostro sito. Da quel momento in poi, chiunque, privato o azienda, italiano o estero, può scegliere di adottare quante piante vuole, da una fino a centinaia, nel posto che vuole, per 1 anno o per 3 anni rinnovabili. Oppure, invece che adottarle per sé, può decidere di regalare le piante a qualcuno.
Una volta fatta l’adozione, ci occupiamo noi di tutto, dal recupero delle piante, alla gestione, alla produzione dell’olio. E via via inviamo aggiornamenti tramite mail con foto e video ai proprietari, che possono venire a visitare le loro piante in qualsiasi momento.
Ad oggi, abbiamo recuperato circa 3000 olivi, per un totale di 10 ettari fra Pistoia, Montecatini, Montale e Vinci.
E come si arriva dall’adozione alla produzione dell’olio?
(Tommaso) In ogni zona dove abbiamo recuperato degli olivi ci sono operatori, con i loro frantoi, che collaborano con noi per la gestione delle piante.
Quando una pianta viene adottata, prima di tutto viene recuperata. Quindi falciamo erbe e piante infestanti, tagliamo i polloni, concimiamo e, in caso di malattie, usiamo trattamenti biologici per curarla.
Ogni anno, dopo la raccolta, entro 24 ore estraiamo l’olio con una spremitura a freddo e lo conserviamo in tini di acciaio per mantenere tutte le sue proprietà. Entro la metà di novembre, poi, procediamo con la spedizione.
Per ogni olivo adottato si riceve a casa 1 litro di olio. Se poi capitano delle buone annate e quindi ci sono delle eccedenze, si può rivendere il proprio olio ad altre persone della nostra community, ad un prezzo sostenibile. Nel caso delle aziende, queste possono anche decidere di destinare l’olio prodotto dalle piante adottare ad associazioni del territorio.
Tutto l’olio che produciamo è certificato biologico e proviene da diverse varietà di oliva, tipo Correggiolo, Frantoio, Moraiolo e Pendolino.
Per svolgere tutte queste attività, a volte collaboriamo anche con la comunità di recupero “Nuovi Orizzonti”.
In tutto questo, i vostri oliveti diventano anche occasioni di comunità e convivialità.
(Ana) Proprio così. Organizziamo delle visite in azienda, nei campi e nei frantoi, con annesse delle degustazioni.
Oppure dei picnic, sia aziendali che per privati. Ogni anno, ne organizziamo anche uno aperto a tutte le persone della nostra community.
Nel caso degli oliveti che abbiamo recuperato a Vinci, questi eventi sono anche un modo per unire la cultura gastronomica con quella storica. Perché l’Istituto Diocesano di Pistoia, nel 2022, ci ha affidato 600 piante abbandonate da più di dieci anni. Con l’occasione, quindi, accompagniamo le persone anche a visitare il museo di Leonardo Da Vinci.
Ager Oliva si è già sviluppata in altri sensi, e ha intenzione di svilupparsi ancora.
(Tommaso) Nel 2023 abbiamo fondato l’associazione “Salviamo gli Ulivi ODV”, che ha lo scopo di piantumare nuovi oliveti nei terreni incolti e fare educazione ambientale. In questo progetto collaboriamo anche con il CNR-IBE, che ci fornisce misurazioni sulla quantità di CO2 che viene via via assorbita dalle nuove piante.
(Ana) E poi vogliamo allargare i confini del territori in cui recuperiamo gli olivi. Alcune aziende ci hanno già proposto dei recuperi nel Lazio e in Puglia. Non ci dimentichiamo quei 4 milioni di olivi abbandonati che hanno colpito Tommaso tanti anni fa: il nostro obbiettivo più ambizioso è recuperarli tutti!
Di Enrico Becchi
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